Il Vuoto intorno a Tik Tok

di Morris Gola

Foto di Iris Gentili

So cosa state per dire.

Ve la prenderete coi social. Sparerete a zero su Tik Tok. Metterete in croce Instagram. Direte che i social trasformano i vostri bambini in mostri. Userete quegli stessi social per denunciare pubblicamente questo scempio. Vi consiglierete a vicenda, tra genitori responsabili, di non lasciare più soli i vostri figli, di controllarli più spesso. Bene, vi dico una cosa: siete lontani. Siete lontani come la testa dal culo.

Non è stato Tik Tok a uccidere la piccola Antonella. Non è stata l’assurda challenge a cui ha partecipato a ridurla così. È stato il Vuoto.

Questo enorme Vuoto esistenziale che non risparmia nessuno e che tutti cerchiamo disperatamente di riempire. Con il sesso, le sostanze, la violenza, il gioco quando siamo grandi. Con Tik Tok quando siamo bambini. Questo Vuoto è ovunque, e viene da così lontano che spesso la colpa di certe tragedie non può essere data direttamente all’assenza dei genitori. È colpa del Vuoto.

Non voglio demonizzare i mezzi di comunicazione, ma neanche assolverli. Perché di questo Vuoto dobbiamo dare la colpa anche a un certo tipo di televisione, che ha fatto dell’ignoranza la sua bandiera e che ha studiato in maniera accurata e sadica come diventare il sostituto delle nostre relazioni sociali ed educative. Perché già quando ero bambino io negli anni ’90 si mettevano i bambini davanti alla televisione invece di passarci il tempo insieme e parlare. Era meno grave che alcuni figli venissero educati dalle battute di Non è la Rai? In sintesi: i bambini non hanno iniziato ad alienarsi oggi con Tik Tok.

Parlo di un Vuoto portato da una televisione che ha fatto a pezzi i rapporti umani e la cultura, puntando su programmi osceni che hanno fatto diventare pane quotidiano la loro violenta assurdità. Quelli che oggi puntano il dito contro Tik Tok, sono i primi ad anestetizzarsi il cervello con questi programmi.

Smettetela di prendervela con Tik Tok, e iniziate a capire perché Tik Tok è diventato un rifugio. Cominciate a capire da cosa scappano i piccoli. Da cosa scappate voi stessi. Perché questa è una società che condanna solo le conseguenze e mai le cause. Quando Desirèe è rimasta vittima di quell’atroce violenza subìta a Roma nel quartiere di San Lorenzo nel 2018, le parole d’ordine della discussione erano solo due: immigrazione e porti chiusi. Nessuno ha sollevato il problema della dipendenza di Desirèe. La domanda da fare era: perché una ragazza di 15 anni si fa di eroina? Prima di passare ad altro, dobbiamo rispondere a questo. Perché è questo il motivo che ha portato una ragazzina di 15 anni in quel postaccio e con quelle compagnie. La verità è che voi scegliete sistematicamente di parlare delle conseguenze e non delle cause, perché è più facile e veloce. Parlare delle conseguenze vi permette di giocare meglio con i vostri titoli ad effetto sulle prime pagine che fanno scatenare gli scontri tra monologhi nei bar tra un caffè e l’altro. Parlare delle cause sarebbe più lungo e noioso, e aprirebbe un dibattito vero che accrescerebbe le coscienze e le capacità educative delle famiglie, ma non prevede la presenza tangibile di un nemico contro cui puntare il dito e scatenare le folle, quindi non lo fate. Il problema siete voi. Voi chi? Tutti voi che puntate la luce sulla conseguenza, mentre la causa resta in ombra. I giornali e i programmi TV che scrivono in grande la parola Tik Tok. I genitori che a loro volta la riprendono e si abbandonano a una rapida condanna a morte piuttosto che affrontare un lungo processo. Tutto questo sposta il focus dal Vuoto, che è il vero mostro da combattere.

Ai genitori dico: cominciate a indagare il Vuoto dentro di voi. Anche voi scappate da qualcosa e vi rifugiate nella tecnologia. Chiedetevi perché quando avete 5 minuti di tempo libero, magari in macchina mentre aspettate qualcuno che scende di casa, invece di investire quei 5 minuti rilassandovi o semplicemente riflettendo un po’, li passate annullandovi giocando a Candy Crush. Solo scoprendo che anche voi siete in fuga, capirete l’esigenza del rifugio dei vostri figli. Non è aumentando il controllo sulle loro vite che risolverete il problema, anzi: renderete ancora più misterioso e trasgressivo il gesto, che finirà per degenerare in mostri come la Blackout Challenge.

Per natura le persone fanno cazzate. E da sempre, il miglior antidoto a queste cazzate è la possibilità di una vita dignitosa. Non solo sul piano materiale, quello che permette di portare a casa il pane. La possibilità di una vita dignitosa sul piano dell’appagamento personale. Una persona soddisfatta di sé e di quello che fa non ha bisogno di sfogarsi con un gesto estremo. Dobbiamo offrire a tutti la possibilità di una vita dignitosa. Una vita di vera socialità, aggregazione, spazi di confronto e realizzazione individuale e collettiva. Dobbiamo investire tutto su chi dà vita a questi spazi. Solo così toglieremo a poco a poco un po’ di campo al Vuoto.

Smettete di condannare gli strumenti. Su TikTok ho visto un video di una ragazza di seconda generazione che attraverso il linguaggio dello strumento (15 secondi e gesti che accompagnano la musica sullo sfondo) spiegava i motivi per cui si sentiva emarginata in Italia, come il razzismo e la questione religiosa. Questo per dire che ogni strumento, per quanto diabolico sia, può essere sempre ribaltato e utilizzato per mandare messaggi positivi.

So cosa state per dire.

Ve la prenderete coi social. Sparerete a zero su TikTok. Io vi rispondo cosi: il problema non è quello che succede dentro TikTok, ma quello che succede intorno a TikTok. E intorno a TikTok c’è il Vuoto.

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