Archivi categoria: Sconfinamenti

Ultima chiamata

di Vera Caruso

Di temperature roventi, catastrofi sempre più irreversibili, obiettivi di riduzione da centrare e del perché il clima è un problema di tutti.

È fondamentale restare entro la soglia degli 1,5°C di aumento di temperature, come stabilito dall’Accordo di Parigi del 2015. Per centrare questo obiettivo è necessario dimezzare le emissioni globali di gas serra entro il 2030. Siamo in rotta? Si, di collisione. Secondo l’ultimo report dell’IPCC non stiamo facendo abbastanza e arriveremo ad un +1,5 °C entro il 2030 e al +3°C nel 2100.

Il nostro pianeta è un insieme di sistemi talmente interconnessi che destabilizzarne uno provoca un effetto domino su tutti gli altri. I più a rischio sono i mari minacciati dall’acidificazione, la biodiversità in caduta libera e l’atmosfera. I cambiamenti climatici, sempre avvenuti nella storia della Terra, sono il risultato di numerosi fattori ma anche i bambini a scuola hanno imparato che l’aumento della CO2 (gas serra prodotto dalle lavorazioni industriali, dai combustibili fossili, dall’agricoltura e dagli allevamenti intensivi, e dallo stile di vita delle nostre città) è uno dei fattori che incide maggiormente sull’aumento di temperatura globale.

Quello che non tutti sanno è che gli oceani producono il 60% dell’ossigeno mondiale, no non sono le foreste ma le foreste marine che ci fanno respirare. L’ ossigeno viene prodotto da quello che in linguaggio scientifico si chiama fitoplancton. Il fitoplancton altro non è che l’insieme di milioni di specie di micro-alghe (comprese tra 5 mm e 5 cm) che fluttuano in balia delle correnti e che riempiono i nostri mari dal Mediterraneo al Polo Sud.

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gli stati uniti a un anno dal caso floyd

Intervista di Giacomo Mazzei ad Alessandro Portelli

Nel primo anniversario della morte di George Floyd, a un mese dalla condanna del poliziotto che lo ha ucciso, torniamo a occuparci di Stati Uniti e razzismo. Ne abbiamo parlato nei giorni scorsi con Alessandro Portelli, già professore ordinario di letteratura angloamericana alla Sapienza e autore di numerosi libri, tra cui Il ginocchio sul collo. L’America, il razzismo, la violenza tra presente, storia e immaginari (Donzelli 2020).

Qual è la situazione negli Stati Uniti dopo l’esplosione della protesta innescata dal caso Floyd la scorsa primavera, dopo la sconfitta di Trump a novembre e l’assalto di gennaio al Campidoglio di Washington, dopo i primi passi della presidenza Biden? Cosa resta di Black Lives Matter, l’avanguardia democratica alla testa del più grande movimento di massa nella storia degli Stati Uniti? Tutti abbiamo visto quel “ginocchio sul collo” nel famigerato video a cui un anno fa seguì l’indignazione, la rabbia, la mobilitazione. Portelli ci ha detto la sua, commentando le cronache recenti, volgendo lo sguardo anche alla storia e alla cultura americana, ma senza dimenticare le vicende di casa nostra, dove le questioni razziali pure sono scottanti.

Precariato in Cina

di GioGo(3)

Agenzia interinale, lavoro in appalto, subappalto, temporaneo...

Nell’articolo precedente, ci eravamo lasciati su uno dei segreti del miracolo cinese, il lavoro e il suo orgoglio mitico. GioGo riporta qui un primo resoconto di un’inchiesta sul lavoro precario dei subalterni che il nostro Argo – il suo nome è volutamente storpiato per non procurargli guai – sta conducendo da qualche mese nella periferia di una megalopoli cinese. Nella prima parte si riassume la storia di un giovane operaio, Shuge, che cerca di farsi pagare il salario – anche il suo è un nome di fantasia, come lo sono quelli delle altre persone e delle aziende coinvolte. Il testo non ha bisogno di spiegazioni che “traducano” quest’aspetto della realtà cinese, perché il precariato, variamente inteso, non è l’eccezione ma la regola a tutte le latitudini. Con Argo, tuttavia, abbiamo convenuto di scrivere qualche riga introduttiva per definire meglio il contesto.

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“Laodong zui guangrong” Il lavoro nobilita

di GioGo(3)

A fine dicembre una ragazza di 22 anni esce dal lavoro e collassa. Muore sei ore dopo in ospedale.

Esce da una compagnia che compete con le altre due piattaforme cinesi più forti, Alibaba e Tencent, e si chiama Pinduoduo. Nello specifico, questa piattaforma sta cercando di accaparrarsi anche il settore della vendita ortofrutticola, in sostanza il fenomeno dell’astrazione digitale va a ridisegnare anche la nostra esperienza del comprare frutta e verdura al mercato. La ragazza si occupava proprio di questo, a Urumchi, nella regione del lontano Xinjiang.

La sua morte, causata dai ritmi di lavoro massacranti imposti dalla compagnia, ha scatenato un dibattito in rete e, in parte, nei media. Non si tratta della morte di un subalterno, cioè dei milioni di lavoratori migranti senza voce. È un colletto bianco che muore, la parte consistente di quelle classi medie che rafforzano la legittimità delle politiche governative e garantisce all’ideologia del Partito di farsi colonna sonora sempre più quotidiana della vita comune.

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L’Epifania di Trump

di Giacomo Mazzei

«Una data che resterà segnata dall’infamia». Riecheggiano in queste ore le parole pronunciate da Franklin Roosevelt di fronte al Congresso degli Stati Uniti all’indomani dell’attacco giapponese su Pearl Harbor, il 7 dicembre 1941. Lo stesso si dirà del 6 gennaio di ottant’anni dopo, giorno in cui proprio il Campidoglio di Washington è stato bivacco di orde scatenate da un altro presidente, Donald Trump. Questa volta però il paese non si trova in guerra contro una potenza straniera, bensì con se stesso, ma è ugualmente chiaro che siamo a una svolta. Talmente chiaro da indurci ad affermare che quella appena consumatasi equivale, a prescindere dal calendario liturgico ma in fondo traendone ispirazione, a una vera e propria “epifania”.

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CRONACHE CINESI

di Giogo

Questo è il primo di una serie di nostri contributi sulla realtà cinese. Per cominciare a parlarne abbiamo scelto questo breve articolo di An Xiao Mina, esperta di tecnologia, artista e scrittrice, tratto dalla Colombia Journalism Review e presentato qui in traduzione. L’articolo, partendo da come viene rappresentato l’Altro, ci consente di fare piazza pulita di alcuni stereotipi e semplificazioni che hanno ammorbato il nostro immaginario globale, particolarmente nell’ultimo anno.

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Il nostro “voto” ai democratici

Introduzione e note a cura di Giacomo Mazzei, traduzione a cura di Vera Caruso.

Joe Biden; illustration by Ellie Foreman-Peck

Finalmente negli Stati Uniti si vota. Per l’occasione, proponiamo la traduzione di un articolo sul Partito democratico americano apparso ad agosto sulla New York Review of Books, una delle più importanti riviste di politica e cultura pubblicate oltreoceano. È la recensione ragionata di due recenti volumi, Code red: how progressives and moderates can unite to save our country (Codice rosso: come progressisti e moderati possono unirsi per salvare il nostro paese), di E.J. Dionne Jr., edito da St. Martin Press e Politics is for power: how to move beyond political hobbyism, take action, and make real change (La politica significa potere: come andare oltre l’hobbismo politico, passare all’azione e generare un vero cambiamento), di Eitan Hersh, edito da Scribner.

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UN’ESTATE AL MARE

Mari puliti, cocktail sulla spiaggia e barconi ma anche porte di tribunali che si aprono

di Vera Caruso

open

Estate 2020. Abbiamo appena superato la primavera pandemica (alcuni meglio di altri) e adesso facendo finta che sia tutto passato abbiamo un unico obiettivo collettivo: andare al mare. Il termometro sfiora i 40 gradi, permangono le misure preventive anti-covid, i treni viaggiano a capienza ridotta, si predilige il mare di casa nostra, ma come tutti gli anni si continua a morire cercando di approdare sulle coste di un Paese miraggio di salvezza. Continua a leggere UN’ESTATE AL MARE